CINQUANTAMILA SONO LE VITTIME A OGGI. IL PUNTO DI CORRADO FORMIGLI

50000. Segnatevi questo numero. Sono le vittime a Gaza dall’8 ottobre 2023 a oggi. Un massacro spaventoso le cui origini, ci viene detto, si trovano nel pogrom del 7 ottobre quando vennero trucidati 1200 civili, bambini donne e uomini, da commandos armati di Hamas. Ma se questa fosse davvero la causa del massacro nella Striscia, dovremmo concludere che una vita di un israeliano vale come quella di 50 palestinesi.

L’enorme, disumana sproporzione della reazione israeliana sta anche nell’aver trasformato Gaza in una spianata di detriti e aver condannato i sopravvissuti a vivere tra le macerie senza cibo né acqua, senza ospedali e quindi a una morte lenta e certa causata dalle malattie. Gaza è molto peggio del peggior set di un film post apocalittico. Gaza è la morte del diritto e della pietà. Gaza è infine un grande piano di pulizia etnica di fronte al quale tace, in sostanza, la comunità internazionale. Innanzi a tutto questo, chi protesta viene definito antisemita o filoterrorista e si pretende di espellere dalle università occidentali anche la discussione dell’orrore.

La risposta più classica a chi accusa Israele è: “E allora Hamas?” Come se uno Stato democratico e rappresentato alle Nazioni Unite potesse e dovesse ragionare e agire al pari di un’organizzazione terroristica. Ma quel che più impressiona del caso palestinese è la regressione violenta della Storia. Siamo passati dal sogno di due popoli in due stati all’incubo del “un solo stato nel territorio di due”. Perché dopo aver annientato la Striscia, in vista dei futuri investimenti immobiliari americani, sauditi e israeliani, adesso nel mirino c’è l’invasione l’occupazione definitiva della Cisgiordania. Nulla sarà più come prima, nonostante gli accordi internazionali pregressi.

Tace l’Europa, nullità internazionale. Gongola Trump, primo sponsor della pulizia etnica. Si rafforza la capocrazia di Netanyahu. Adesso resta da capire dove spedire due milioni di palestinesi. In pole position ci sono Sudan e Somalia, due nazioni dilaniate dalla guerra civile e dalla siccità. Affinché sia chiaro che, per loro, Gaza dell’inferno sarà solo l’anticamera.

2025-03-27T17:09:45Z