Una serata per tre. La 69esima edizione dei David di Donatello, gli Oscar italiani, ha visto il trionfo di “Io capitano” di Matteo Garrone, vincitore di sette premi, di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha ottenuto sei premi e di “Rapito” di Marco Bellocchio con cinque statuette.
Il film di Garrone, già candidato per l’Italia agli Oscar, ha vinto i principali premi tra cui il David di Donatello come “Miglior film” e “Migliore regia”. Paola Cortellesi ha vinto come “Miglior esordio alla regia” e anche come “Migliore attrice protagonista” e “Migliore sceneggiatura originale”, oltre al “David Giovani” e al “David dello Spettatore” per gli oltre 5 milioni di presenze in sala. Per il lavoro della Cortellesi vince anche Emanuela Fanelli come “Migliore attrice non protagonista”. “Miglior attore protagonista” è Michele Riondino con il suo film d’esordio alla regia, “Palazzina LAF”, per il quale Elio Germano si aggiudica il premio di “Migliore attore non protagonista” e Diodato per la “Migliore canzone originale”.
Bene anche Rapito di Marco Bellocchio che si aggiudica cinque statuette tra i quali quella per la “Migliore sceneggiatura non originale”, “Migliori costumi” e la “Migliore scenografia”.
Il grande deluso della serata è Nanni Moretti che torna a casa a mani vuote nonostante le sette candidature per il suo film “Sol dell’avvenire”.
Durante la cerimonia sono stati assegnati anche due “David alla carriera”, uno a Milena Vukotic e l’altro al compositore Giorgio Moroder, tre volte premio Oscar.
Inoltre, è stato conferito un “David speciale” a Vincenzo Mollica, noto inviato del Tg1 ai festival di cinema. Mollica è il primo cronista a ricevere questo riconoscimento.
Ieri mattina, prima della serata, tutti i candidati sono stati ricevuti al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella. Nel suo discorso agli ospiti nel Salone dei Corazzieri Mattarella ha sottolineato l’importanza del cinema nel nostro paese: “Abbiamo bisogno del cinema, della sua sensibilità, della sua arte, delle sue visioni plurali. La storia del cinema ci ha fatto conoscere e apprezzare queste sue capacità” ha detto Mattarella. “La storia del nostro Paese, la storia della Repubblica e delle conquiste di libertà e democrazia, è passata dal grande schermo”, ha detto il presidente “Esprime libertà, quella libertà da assicurare anche a chi non condivide i nostri gusti, a chi la pensa diversamente”.
Il Presidente ha poi toccato anche tasti dolenti del settore come le sale cinematografiche che “continuano a soffrire”, soprattutto dopo la pandemia, con non poche città che “non dispongono più di sale accessibili. Sale che invece vanno preservate “in quanto luogo d’incontro, per assicurare costante vitalità al tessuto sociale, al pari delle librerie e di quei settori artistici e dello spettacolo che si propongono a pubblici più limitati ma esprimono contenuti di alto valore e qualità”.
“Il nostro cinema contiene nel suo Dna una tensione alla dimensione nazionale. Sin dal tempo in cui ha contribuito con le pellicole degli anni Quaranta e Cinquanta a consolidarne la lingua in un Paese dai molti dialetti. Questa tensione si arricchisce con la creatività così ampiamente manifestata, con i successi nazionali e internazionali, con la rilettura della storia, degli eventi, dei protagonisti, con i valori di umanità e con i sentimenti che aiutano a rafforzare il senso di comunità”, ha detto Mattarella. “Si tratta di un’opportunità per il nostro Paese, non soltanto per chi vi opera. Perché il cinema è un’industria di grande rilievo, che dà lavoro a tante persone, che coltiva specialismi e saperi e produce ricchezza che concorre al benessere del Paese”, ha affermato il capo dello Stato.