Giornata tipo a Bruxelles. Per raggiungere il luogo dell’incontro con un rappresentante delle istituzioni mi sono dovuta recare a JL Building, dove partecipava al Consiglio TTE, nel corso del quale si sarebbe firmato il PPWR, e sarebbe stato discusso il Piano SET. Mentre ero in attesa ho scoperto che in contemporanea si stavano tenendo i Consigli FAC e GAC nei quali si sarebbero discussi l’EDIP e l’EPF. Il mio interlocutore mi ha poi raccontato che il giorno successivo si sarebbe tenuto il Consiglio ENVI e il Coreper I, al quale però avrebbero partecipato gli ambasciatori delle PermRep. Tutto chiaro? Per chiunque viva a Bruxelles e lavori per o con le Istituzioni gli acronimi sono una specie di lingua franca. Sono ventiquattro le lingue dell’Unione, ma ve ne è una venticinquesima, quella de gli acronimi appunto, che anche i ministri a volte stentano a capire. Queste abbreviazioni danno quasi un tocco mistico al lavoro della Commissione Europea: ad esempio sapete cosa è il SYSPER? Il sistema per la gestione del personale. E l’EASE? La piattaforma per consultare la documentazione, mentre BASIS è quella dei briefing, ma c’è anche un acronimo per usufruire del servizio catering, CARES!
Per cercare di capire qualcosa basta fare riferimento a ePoetry, il sistema di traduzione della Commissione Europea, e qui lo slancio poetico (appunto) di chi ha affibbiato questo nome ha raggiunto vette inusitate. Tutti quelli che sono interessati al futuro del nostro pianeta e vogliono essere al corrente delle ultime politiche europee non devono far altro che studiare le direttive o i regolamenti EPDB, LULUCF (uno dei miei acronimi preferiti!), EED, RED, CSDDD, CSRD, e l’ultima revisione della ETS. Se invece siete più interessati a prendere l’apéritif con un MEP, segnatevi questa dritta, il bar a loro riservato è quello che si trova nell’ASP, bloc G.
Il vizio degli acronimi non è solo europeo: fin dal tempo dei manuali di stile per la pubblica amministrazione voluti dai ministri Cassese e Bassanini (ispirati ai suggerimenti di Tullio De Mauro), sono stati indicati come fonte di oscurità e confusione. “Sarebbe utile uno studio per approfondire le conseguenze dell’uso indiscriminato degli acronimi sul linguaggio e sulla facilità di comunicazione”. Segue un applauso scrosciante del pubblico. Chi era l’oratore? Il presidente Mattarella che durante il discorso per l’inaugurazione del 781esimo anno accademico all’Università di Siena, nel parlare di PNRR e dei segnali positivi che emergono da “quel programma governativo chiamato con l’acronimo PNRR” e si è lasciato andare in questo inciso che ha suscitato l’entusiastica reazione dei presenti.
I militari sono maestri in quest’arte. Basti ricordare che la NATO ha una guida di 330 pagine (trecentotrenta!) dove sono elencati tutti gli acronimi usati nei documenti e pubblicazioni dell’alleanza. I nemici di questa consuetudine li definiscono un metodo di ‘annebbiamento’, un linguaggio per iniziati, per pochi eletti; qualcosa che rende ancora più distanti i cittadini dalla burocrazia senza volto. Eppure possono anche essere utili, molto utili. Come? Permettono di rende le comunicazioni più brevi, ci salvano da inciampi verbali su lunghissimi e difficilissimi nomi, e ci risparmiano complesse traduzioni. È molto più semplice ricordare e citare il regolamento LULUCF, rispetto a Regolamento Land Use, Land Use Change and Forestry. Dopo aver capito di cosa si tratta, ovviamente. Un fattore che aiuta molto il servizio traduzioni dell’UE, impegnato a preparare 24 versioni dello stesso testo, dove gli acronimi sono di grande aiuto per la chiarezza e garanzia di coerenza. Eppure i sostenitori delle abbreviazioni dovrebbero far tesoro di una vecchia storiella che ci arriva dal Regno Unito: nel 2005 il governo stava per modificare il nome del Minsitero del Commercio e Industria (Department of Trade and Industry) in Department for Productivity, Energy, Industry e Science (Ministero per la Produttività, Energia, Industria e Scienze. Si narra che, solo quando l’allora Ministro per il Commercio, Alan Johnson si appuntò il nuovo acronimo, ci si rese conto che il governo di Tony Blair stava per battezzare il nuovo Ministero del PEnIS!
2025-02-04T10:09:24Z