Alle Borse di mezzo mondo non piacciono i dazi che Donald Trump sta iniziando a imporre a quelli che, fino al suo insediamento, erano amici e partner degli Stati Uniti. La prima mossa è stata lanciata nei confronti di Canada e Cina. Con il Messico i dazi sono stati congelati dopo che il paese centroamericano ha garantito 10mila soldati al confine per combattere l’emigrazione.
Tra i listini europei si registrano sensibili perdite per Francoforte, in calo dell’1,55%; seduta negativa per Londra (che mostra una perdita dell’1,11%); in apnea Parigi, che arretra dell’1,65%. Segno meno per il listino milanese, in una sessione caratterizzata da ampie vendite, con l’indice Ftse Mib che accusa una discesa dell0 0,84%, troncando così la scia rialzista sostenuta da tre guadagni. Nel mirino degli investitori sono finiti i titoli della costellazione automotive: quella che, per intenderci, potrebbe subire dazi più alti da parte degli Usa. Stellantis fa i conti con perdite del 4,52%. Non vanno meglio le cose per Pirelli, con meno 3,37%. STMicroelectronics segna meno 3,05%.
La strategia annunciata da Trump in campagna elettorale è chiara: i paesi dovranno equilibrare la bilancia commerciale nei confronti degli Stati Uniti. Nell’attesa che si riuniscano gli sherpa e inizino le trattative, la Casa Bianca imporrà nuove tariffe differenziate da Stato a Stato. Giova ricordare che gli Usa sono un importatore netto da un punto di vista industriale. Ciò che prevede il Wall Street Journal (non certo un quotidiano liberal) è che “questa stupida guerra commerciale farà molto male agli elettori di The Donald”. Ovviamente la risposta di Washington non è tardata, definendo il giornale “una stupida bibbia globalista”.
Non è difficile prevedere un aumento dei prezzi al banco; il che, con ogni probabilità, farà lievitare l’inflazione negli Stati Uniti e diminuire il potere d’acquisto dei cittadini comuni. Obiettivo a medio e lungo termine è aumentare la produzione industriale in Nord America e spingere le aziende a tornare a investire in casa. Come potrà riuscirci, Trump, resta un mistero. Tutte le più grandi multinazionali al mondo, infatti, sono americane. Visto che Canada e Messico hanno già annunciato risposte dure e lo stesso farà la Cina, prima o poi qualcuno delle Corporation farà capire alla Casa Bianca che con i dazi non si va da nessuna parte. Anche se la strategia di Pechino potrebbe essere più raffinata. Nella giornata di ieri, infatti, il Dollaro ha guadagnato valore nei confronti di tutte le principali valute, Euro e Yuan in primis. La Cina, allora, potrebbe puntare su una costante svalutazione della propria moneta per controbilanciare i dazi a stelle e strisce.
A parole, la strategia europea è compatta. In occasione del summit sulla Difesa, in programma ieri, tutti i leader hanno predicato unità e risposta corale. Lo ha fatto Macron e lo stesso appello è arrivato da Scholz. In pratica, come spiegano i principali analisti, le cose potrebbero essere molto diverse e gli Stati europei potrebbero decidere di andare in ordine sparso. C’è un motivo, infatti, se anche Mario Draghi ha ricordato che “l’Europa ha necessità di agire come uno Stato unitario, non bisogna più perdere tempo”.
Le diversità all’interno della Ue sono moltissime. Con i dazi americani, a perderci di più possono essere Germania e Italia, i principali esportatori verso gli Stati Uniti. Il conto per Roma potrebbe essere intorno ai 10 miliardi di dollari, senza contare il calo delle quote di mercato. Chi potrebbe biasimare Giorgia Meloni o la dirigenza tedesca se decidessero di muoversi in maniera solitaria per evitare i dazi o renderli meno impattanti sull’economia dei due paesi?
Intanto la Commissione europea spera di trovare un dialogo proficuo con la Casa Bianca su due versanti: aumentare l’acquisto di armi e di gas da parte del Vecchio continente. In questo modo, ragionano a Bruxelles, si verrebbe incontro alle richieste americane. La partita è appena iniziata. In molti sono a credere che il vero snodo non sia quello commerciale, bensì quello monetario. Forse negli Stati Uniti non hanno fatto i conti con un Dollaro forte che potrebbe causare un alto impatto sui prezzi.
2025-02-04T09:38:06Z