E ANCHE COMMUNITY. LA CRISI DI GESTIONE PER CHIARA FERRAGNI POST PANDOROGATE

E così, Community, l'agenzia incaricata di risollevare Chiara Ferragni dalla crisi e tenerla in piedi dopo il Pandoro Gate, si ritira e lascia l'incarico. La squadra anti-crisi perde pezzi e l'agenzia di comunicazione, specializzata in web reputation, abbandona la nave. 
 
Community rappresenta un punto di svolta significativo nella gestione della sua immagine pubblica, in seguito a una serie di scelte comunicative discutibili che hanno inevitabilmente contribuito al deterioramento della sua reputazione. Un elemento chiave in questo scenario è stata la decisione di affidarsi a Fabio Fazio, una figura non giornalistica, per la sua prima intervista televisiva cruciale su "Che tempo che fa", dopo l'emergere delle controversie.  
 
Questa scelta ha rappresentato un evidente tentativo di mantenere un controllo narrativo stretto, optando per un'intervista concordata che ha sacrificato l'autenticità in favore di messaggi preconfezionati. 
 
Tuttavia, questa strategia si è rivelata controproducente. Invece di offrire a Ferragni la piattaforma per un'autentica chiarificazione o per una comunicazione empatica con il pubblico, l'intervista ha lasciato trasparire una versione di sé rigida e poco convincente, aggravando la percezione di un distacco dalla sincerità che i suoi follower avevano sempre apprezzato. 
 
L'uso di termini come "fraintendimento" per descrivere la reazione del pubblico alle sue parole ha ulteriormente inasprito la situazione, violando un principio cardinale del media training: quello di non contraddire mai la percezione del pubblico. In questo caso, l'insistenza di Ferragni nel colpevolizzare il pubblico per un presunto errore interpretativo ha accentuato il divario tra lei e i suoi sostenitori, suggerendo una mancanza di responsabilità personale nei confronti della comunicazione effettuata.
 
La scelta dell'agenzia Community di recedere dal loro incarico con Ferragni può essere interpretata come un disaccordo sulla direzione comunicativa presa o come un'ammissione delle difficoltà incontrate nel ripristinare l'immagine dell'influencer. L'incapacità di gestire efficacemente la crisi reputazionale ha messo in luce la complessità della gestione di un personaggio pubblico nell'era digitale, dove l'autenticità e la trasparenza sono valutate più della mera esposizione mediatica. 
 
L'esperienza di Ferragni offre una lezione cruciale per il settore del marketing influencer e per la comunicazione di crisi in generale: la necessità di una strategia comunicativa che non solo sia coerente e ben pianificata, ma che rispetti anche l'intelligenza e le percezioni del pubblico. 
 
Un'efficace gestione delle crisi richiede una comprensione profonda delle aspettative del pubblico e una capacità di risposta che riconosca apertamente e affronti le preoccupazioni espresse, invece di deviare la colpa. In conclusione, mentre Ferragni, sempre più vulnerabile, cerca di navigare attraverso questo periodo turbolento, la lezione da apprendere è chiara: non c'è sostituto per l'autenticità, e ogni tentativo di manipolazione mediatica può essere facilmente visto come tale da un pubblico sempre più informato e critico.

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