GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PARITà RETRIBUTIVA, SOLO 1 IMPRESA SU 5 MONITORA LA DISPARITà SALARIALE DI GENERE: LE 3 PROPOSTE PER CAMBIARE

Giornata internazionale della parità retributiva, oggi 18 settembre si «festeggia». La giornata è stata istituita dall’ Onu nel 2019 per sensibilizzare il mondo sul tema del gender pay gap. L’obiettivo di questa giornata è mettere in luce le disuguaglianze salariali tra uomini e donne, promuovendo politiche che mirino al raggiungimento della parità retributiva nel mondo del lavoro.

Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, la strada per una reale equità salariale è ancora lunga. Ma qual è lo scenario di oggi? 

I numeri

L’82% dei ceo ritiene che le possibilità di avanzamento di carriera siano paritarie tra uomini e donne, mentre solo la metà delle funzioni de&i e hr intervistate sono d’accordo. Soltanto 1 impresa su 5 monitora le disparità salariali di genere. Il 43% delle aziende manifatturiere intervistate ritiene che la maternità influisca negativamente sulla progressione di carriera delle donne. Nonostante le microimprese siano ad oggi esenti dalle normative in materia di equità retributiva, circa la metà dichiara di avere almeno una politica in atto per garantire la parità retributiva di genere Queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca 'Unpacking pay equity in fashion: Italy', condotta da Global fashion agenda (Gfa) e PwC Italia che approfondisce i temi legati all'equità retributiva di genere all'interno dell’industria della moda italiana, tra le più importanti ed influenti d'Europa. 

L'analisi

La pubblicazione, sviluppata con il supporto di Camera nazionale della Moda Italiana, fornisce una guida pratica e un invito all’azione per i brand, produttori e stakeholder del settore, affinché possano implementare azioni volte a raggiungere l’equità retributiva di genere e promuovere una maggiore uguaglianza nel settore. L’analisi si basa su una ricerca condotta tramite 25 interviste ai più importanti brand della moda e un'indagine che ha coinvolto 105 aziende attive nella manifattura della moda e produttori italiani, una ricerca di Gfa e le risultanze del progetto multi-stakeholders 'Fashion industry target consultation', guidato da Gfa e dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep). 

Il tasso di occupazione femminile

La partecipazione delle donne al mercato del lavoro italiano è generalmente bassa in tutti i settori: nel 2023 il tasso di occupazione femminile era del 52,5%, quasi 20 punti in meno rispetto al tasso di occupazione maschile (70,4%), con ampie variazioni regionali. Il tasso di occupazione femminile in Italia è inferiore a quello della Grecia (52,8%), della Romania (54,3%) e molto inferiore a quello dei Paesi Bassi (78,9%) e della Svezia (75,6%). L'industria manifatturiera della moda differisce parzialmente dai dati osservati a livello nazionale, in quanto è caratterizzata da una sovra partecipazione delle donne, soprattutto in ruoli non dirigenziali. 

Lo scenario

La totalità delle grandi aziende coinvolte dichiara di avere almeno uno strumento per garantire la parità di retribuzione tra donne e uomini. Tuttavia, oltre l'80% dell'industria manifatturiera della moda italiana è costituita da microimprese, molte delle quali sono esenti dalle attuali normative UE e italiane in materia di equità retributiva. È importante sottolineare che molti di questi piccoli produttori sono parte integrante delle catene di fornitura per grandi marchi italiani ed europei che dovranno conformarsi a queste normative. Nonostante le loro dimensioni e l’attuale normativa, il 43% delle microimprese dichiara di avere già almeno una politica in atto per garantire la parità retributiva di genere, seguite dalle piccole imprese (27%) e dalle medie imprese (14%). Inoltre, metà delle aziende intervistate sta valutando di richiedere una certificazione per l'uguaglianza di genere. 

Le condizioni penalizzanti

Per quanto riguarda le condizioni penalizzanti che influiscono sulla disparità salariale, il 43% degli intervistati individua nella maternità il fattore che più influisce negativamente sulla progressione di carriera delle donne. Un’indagine condotta da PwC Italia tra aprile e maggio del 2024, su un campione di 500 donne lavoratrici o ex-lavoratrici tra i 25 e i 49 anni e con almeno un figlio, ha evidenziato come l'impatto principale che la maternità ha avuto sul lavoro è stato la riduzione delle ore di lavoro e la perdita del lavoro, fattori che alimentano il fenomeno della disparità salariale. Nonostante il 60% delle aziende intervistate offra supporto alla genitorialità (la forma di sostegno più comune è la flessibilità, 38% delle aziende), solo il 5% delle aziende fornisce un congedo di paternità aggiuntivo o asili nido. Questi risultati indicano una mancata percezione delle esigenze della genitorialità, che fonda le sue radici in un pregiudizio di genere circa la divisione delle responsabilità di cura familiare e domestica. 

Le 3 raccomandazioni chiave

Lo studio di GFA e PwC Italia è una chiamata all’azione per il settore della moda italiana e per i marchi che lavorano con la filiera nazionale, affinché diano priorità all'equità retributiva nel settore e adottino pratiche più inclusive e responsabili nella loro agenda di sostenibilità. Per affrontare le sfide parità salariale il rapporto delinea tre raccomandazioni chiave.

  1. Un cambio di prospettiva: promuovere una cultura aziendale inclusiva che valorizzi la genitorialità e supporti modalità di lavoro flessibili per gestire le responsabilità familiari.
  2. Maggiore trasparenza: garantire la piena trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera, inclusi i subappaltatori, per promuovere salari equi e pratiche lavorative etiche.
  3. Strumenti standardizzati: sviluppare strumenti e metodologie per le valutazioni dell'equità retributiva che riflettano il contesto unico dell'industria manifatturiera della moda italiana e consentano una migliore comprensione delle strutture salariali dei fornitori.

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