IMPRESE DEL LAZIO TORNATE A LIVELLI PRE-COVID

IL Lazio presenta un’elevata specializzazione nei settori avanzati, in particolare nella farmaceutica, nell’aerospazio, nell’elettronica, ma anche in settori più tradizionali, come l’alimentare, i materiali da costruzione, i prodotti della stampa, la detergenza e la cosmetica. Tutti questi settori presentano, nel territorio laziale, una percentuale di addetti sul manifatturiero regionale molto superiore alla media italiana: oltre cinque volte l’incidenza nazionale per farmaceutica e aerospazio, circa il doppio per la stampa, per la detergenza e cosmetica e per i materiali da costruzione. Proprio intorno ad alcune di queste specializzazioni, si sono sviluppati in regione tre poli tecnologici ad elevato contenuto hi-tech: il

Polo Farmaceutico e l’Aerospaziale del Lazio e

l’Ict romano

, a cui si aggiungono il distretto industriale della Ceramica di Civita Castellana e quello dell’Ortofrutta dell’Agro-pontino. Elevata è anche la presenza di start up innovative in regione: il Lazio è al secondo posto in Italia per numero, con circa 1.600 start up innovative ad aprile 2024, dopo la Lombardia che ne conta oltre 3.400.

Sono questi i principali dati che emergono dalla ricerca sui Distretti industriali e sui poli tecnologici del Lazio curata dal Research Department di Intesa Sanpaolo e presentata oggi a Roma. Ad aprire i lavori Roberto Gabrielli, direttore regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo, mentre Giovanni Foresti e Rosa Maria Vitulano, economisti di Intesa Sanpaolo hanno presentato Strategie e opportunità per l’economia laziale.

L’evoluzione del fatturato delle imprese manifatturiere laziali mostra, a fine 2022, un pieno recupero dei livelli pre-pandemici: +19,5% la variazione percentuale, a prezzi correnti, rispetto ai valori del 2019 (valori mediani). Tutti i settori sono sopra i livelli pre-crisi: spiccano in particolare la filiera dei metalli (+34% il 2022 vs. 2019), quella dei beni intermedi (+33,5%) e il sistema casa (+28%). I margini unitari misurati dall’Ebitda margin mostrano una buona tenuta (7,7% il valore mediano) nonostante l’aumento dei costi sostenuto dalle imprese, in particolar modo nell’anno 2022, durante il quale sono stati registrati picchi storici per i prezzi di molte commodity, non solo energetiche: l’incidenza degli acquisti netti in percentuale del fatturato è infatti passata dal 42,3% del

2019 al 44,6% del 2022.

L’export regionale è molto cresciuto dal 2008 a oggi, con valori a prezzi correnti quasi raddoppiati (+198%), e una dinamica migliore rispetto alla media italiana (+170%). La farmaceutica è il primo comparto per export della regione, con circa 11,5 miliardi nel 2023; seguono metallurgia (1,6 miliardi), agro-alimentare (1,5 miliardi) e sistema moda (1,4 miliardi). Un contributo importante alla crescita dell’export laziale nel lungo periodo va riconosciuto ai poli tecnologici e ai distretti. Tra il 2008 e il 2023 le cinque realtà monitorate sono passate complessivamente da circa 4,5 miliardi di euro di esportazioni a quasi 14 miliardi di euro (+206%). Trainanti i mercati europei: per i poli tecnologici il Belgio è stata la destinazione che è cresciuta di più (oltre quattro miliardi di euro di esportazioni verso questo mercato nel 2023), seguito da Paesi Bassi (2,6 miliardi) che precedono al terzo posto gli Stati Uniti (1,3 miliardi). Per i distretti tradizionali, i cui valori esportati sono più contenuti, il podio va alla Germania (132 milioni) seguita da Polonia (30 milioni), Paesi Bassi (21 milioni), Francia (20 milioni) e Austria (14 milioni); bisogna attendere la sesta posizione per l’unica destinazione extra-europea, gli Stati Uniti (13 milioni). Nel 2023 l’export regionale ha registrato un calo rispetto ai valori del 2022 (-11%), dovuto principalmente alla farmaceutica (-9,2%), ma alcuni comparti hanno continuato a crescere come l’agro-alimentare (+3,8%) e la detergenza e cosmetica (+8,3%). Risultati eterogenei nel 2023 anche per poli e distretti: arretrano sui mercati esteri i tre poli tecnologici (-9,5% per la Farmaceutica del Lazio, -19,6% per l’Aerospazio del Lazio e -13,5% per l’Ict romano), ma anche il distretto viterbese (-12,7% per la Ceramica di Civita Castellana); l’unico in crescita è quello agro-alimentare (+14% l’Ortofrutta dell’Agro-pontino).

Tra i settori che registrano un incremento nel numero degli addetti, spicca l’aerospazio, con oltre 2.800 addetti in più rispetto al 2012, ma anche altri settori più tradizionali, come la meccanica, tra cui i macchinari di impego generale (circa 300 addetti in più), il trattamento dei metalli (+1.400 addetti) e alcune filiere dell’agro-alimentare come le conserve vegetali (+600 addetti circa), le carni e salumi (+170) e l’atro alimentare (comparto che comprende i piatti pronti, alimenti dietetici e lavorazione di tè e caffè, e che registra complessivamente 1.400 addetti in più). A questi si aggiungono l’Ict e il settore dei servizi professionali alle imprese, particolarmente diffusi e in espansione in regione: 190mila gli addetti per il primo, con una crescita di 20mila unità dal 2012; oltre 263 mila per il secondo comparto e un incremento di 64mila occupati.

Transizione digitale e green faranno da motore agli investimenti per il futuro, come emerge da una survey interna di Intesa Sanpaolo sul sentiment delle imprese rilevato dai colleghi gestori, alla quale hanno partecipato oltre 300 rispondenti nel Lazio. Sul digitale, l’Italia mostra un buon posizionamento sul cloud computing rispetto alla media Ue 27, e un potenziale di sviluppo nell’e-commerce. Il cambiamento climatico richiede un cambio di passo, e le strategie green sono favorite dai rapporti di filiera: circa un rispondente su dieci indica che le aziende del Lazio ricercano fornitori che riducono l’impatto ambientale, con punte del 25% per i beni intermedi e il 20% per la farmaceutica. Sempre più centrale sarà il tema capitale umano: le statistiche Almalaurea evidenziano

per gli Atenei laziali che tra gli studenti che hanno concluso il percorso di studi nel 2022 (laureati, dottorati e master), il 3,5% (oltre 950 studenti) è occupato all’estero (dato a un anno dalla laurea). Salari, carriera e riavvicinamento alla famiglia sono i fattori decisivi per il rientro, che va favorito anche per promuovere un più veloce ricambio generazionale: nel Lazio, il 18% delle imprese ha un board costituito interamente da over 65 (14% la media italiana).

«I dati indicano una buona tenuta dell’economia italiana, in un contesto complesso, ma non privo di opportunità. Il Lazio si contraddistingue ancora una volta per resilienza e capacità di interpretare il cambiamento, grazie anche alla forza dei poli tecnologici e dei distretti, alla propensione all’export e alla presenza di comparti ad alto potenziale come la space economy, la farmaceutica, la cosmetica, la detergenza e l’agro-alimentare - spiega Roberto Gabrielli, direttore regionale Lazio e Abruzzo

di Intesa Sanpaolo -. Le imprese che investono oggi possono ritagliarsi un importante vantaggio competitivo nel prossimo futuro. Il nostro ruolo è attivare risorse finanziarie e strumenti dedicati ad accompagnare le scelte di investimento e far cogliere le opportunità del Pnrr e della Transizione 5.0. Il mondo delle imprese deve affrontare un riposizionamento tecnologico, digitale, geografico e generazionale in una logica di medio-lungo periodo e Intesa Sanpaolo ha messo in campo per loro 120 miliardi da qui al 2026».

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