LA CACCIA ALL’ENERGIA è UN SALISCENDI DI PACI, GUERRE E INVENZIONI

Ora che l’inverno si sta spegnendo anche sulle sponde più settentrionali dell’Europa, i ragionieri di ogni Stato stanno aggiornando con soddisfazione le previsioni sulle bollette energetiche per il prossimo anno: la nottata seguita all’aggressione russa all’Ucraina è passata, i costi si sono abbassati ma a senza un reset strategico, presto i Paesi più sviluppati si ritroveranno in nuovi e pericolosi impasse. Ma questo dilemma, come alimentare la nostra sopravvivenza, viene da lontanissimo e guarda lontano: è il tema centrale di “Scintille”, il libro scritto per Luiss University Press da Donato Bendicenti, corrispondente della Rai da Bruxelles.

Oltre a rivelare retroscena corposi e non vociferati sulle trattative che negli ultimi due anni hanno fatto uscire l’Europa dal tunnel, nel libro si racconta una storia affascinante. Come e perché, nel corso dei secoli, la caccia all’energia - così decisiva per svilupparsi - abbia generato guerre e paci, enormi cambiamenti nella vita quotidiana per miliardi di uomini e al tempo stesso abbia affinato l’ingegno: proprio la caccia dell’energia vitale ha generato alcune delle scoperte più importanti nella storia dell’umanità. E dunque, se tutto questo – paci, guerre e strepitose invenzioni – appartiene al nostro passato, non potrà che accompagnarci nel futuro, anche immediato.

L’energia è stata, e continua a essere, scrive Bendicenti, “la possibilità del cambiamento”, perché “ogni nostro respiro consuma energia” e quindi non soltanto, “ogni metro percorso con l’automobile”, perché “l’energia è la forza invisibile del mondo”. Per secoli e secoli erano bastate poche fonti: l’acqua, la legna da ardere, le bestie da soma e soprattutto il lavoro umano, alimentato dal cibo. Ma le fonti energetiche hanno due caratteristiche: “l’indispensabilità e la scarsità”. Senza l’accesso al carbone la Rivoluzione industriale non sarebbe iniziata in Gran Bretagna e da quel momento, come in una catena, sarebbe nati gli altiforni e dal bisogno di trasportare l’oro nero, solo per dirne una, sarebbe venuta l’idea dei treni. Ma più in generale la Rivoluzione industriale avrebbe portato alla progressiva uscita dalla miseria miliardi di persone. E poi, in una escalation, la scoperta del nucleare, l’era del petrolio e dei combustibili fossili. Tra le potenze del Novecento non tutte disponevano di petrolio a sufficienza: tra le ragioni non ideologiche, dell’aggressività della Germania di Hitler c’era anche quella carenza energetica. E proprio come la prima Rivoluzione industriale ha favorito un processo di liberazione umana, lo stesso è accaduto con lo sfruttamento delle materie prime: i Paesi più sviluppati le estraevano a buon mercato, condannando il Terzo monda al sottosviluppo fino a quando la misura si è colmata e da quelle parti è finalmente iniziato un processo di emancipazione.

Nel libro di Bendicenti è descritta per la prima volta in modo analitico la notevole differenza nella reazione all’invasione russa dell’Ucraina da parte dei due Paesi maggiormente dipendenti da Putin: Germania e Italia. La locomotiva tedesca, nella prima fase, è entrata in una crisi d’ansia: è andata contro la politica dell’Unione, comprando gas a qualsiasi prezzo in giro per il mondo e opponendosi a qualsiasi tentativo di imporre un price cap. un tetto al prezzo. L’ Italia, oltre a caldeggiare quella soluzione che alla fine si è imposta, è stata anche la prima a muoversi per diversificare le fonti di approvvigionamento e in questo il ruolo personale di Mario Draghi è stato corposo e risolutivo.

Dalla crisi del petrolio degli anni Settanta del Novecento e dopo la vicenda ucraina si è fatta strada, seppur faticosamente, l’idea di un nuovo modello di sviluppo che sia capace di contemperare competitività e salvaguardia del pianeta. Certo da tempo sono arrivati i pannelli solari, le pale eoliche, i giovani sono assai più sensibili dei vecchi, ma il passaggio ad una equilibrata transizione ecologica è più facile a dirsi, assai più complicato a farsi sistema globale. Scrive Bendicenti che il peggio è passato e anche se “non siamo ancora usciti dal rischio di un ritorno”, la pesantezza della crisi ci ha fatto capire che “non basta dare priorità alla crescita delle rinnovabili e all’efficientamento energetico”, servono molte marce in più. Ecco la sfida epocale sul Green deal, al quale il libro dedica pagine interessanti, senza offrire risposte lapidarie, ma contribuendo ad orientarci in una giungla di interessi e di passioni che, per trovare risposta, avrebbero bisogno di una classe dirigente. Il pessimismo dilagante, tra guerre e insipienze politiche, non impedisce di pensare che le imminenti elezioni Europee possano diventare quel fondo dal quale ci si può solo rialzare. Con uno di quei rimbalzi virtuosi che sono una delle costanti della storia dell’umanità. Le bollette si sono abbassate ma la storia racconta: che la caccia all’energia è un saliscendi di guerre e paci. Nel libro “Scintille” di Donato Bendicenti la dimostrazione di come la caccia al “combustibile” necessario allo sviluppo abbia generato conflitti ma anche alcune delle scoperte più importanti nella vicenda umana.

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