LA DEREGULATION SUI CIBI GENETICAMENTE MODIFICATI è UN COLPO DI MANO CONTRO IL BIO

Le sigle non aiutano a fare chiarezza. Sembrano più uno scioglilingua che un’informazione: Ngt in inglese, Tea in italiano. Cioè New Genomic Techniques o Tecniche di evoluzione assistita. L’evoluzione è anche rispetto ai controversi Ogm, i prodotti dell’ingegneria genetica il cui uso in campo è severamente regolamentato in tutta l'Unione Europea e vietato in 16 Paesi. A colpi di fiducia la maggioranza di governo ha inserito le nuove tecniche genetiche all’interno del decreto siccità facendole passare alla Camera e scatenando la rivolta del settore del biologico. Perché il bio si sente sotto attacco?

“È una deregulation pericolosa infilata di forza in un decreto sulla siccità”, risponde Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “Permette la coltivazione in campo per ricerca e sperimentazione, senza nessun limite, dei cosiddetti Tea. Prima ancora di entrare nel merito della questione c’è da sottolineare questo punto: è un tana libera tutti, l’eliminazione delle regole”.

Secondo il governo questi prodotti non sono equiparabili agli Ogm, anzi sarebbero una prosecuzione delle tecniche di selezione tradizionale. Dunque non hanno bisogno di specifiche autorizzazioni.

“Le New Genomic Techniques sono una forma avanzata di manipolazione genetica di semi e piante alimentari. Non è che lo dico io. Lo ha detto la Corte di giustizia europea in uno specifico giudizio in cui si afferma che le Ngt non possono essere considerate fuori dal perimetro della Direttiva 2001/18, quella che definisce e regola gli Ogm. La stessa Corte chiede che queste nuove tecniche genetiche vengano sottoposte alle stesse procedure degli Ogm per l’approvazione delle varietà destinate alla coltivazione e delle sperimentazioni in campo aperto. Cioè chiede che ci siano valutazione del rischio, tracciabilità, etichettatura”.

Resta il fatto che una differenza tra Ogm e Ngt esiste.

“Ma va valutata e l’Unione Europea ha cominciato a farlo adottando le necessarie cautele. Ora invece si vogliono far saltare queste cautele. Ed è un paradosso che la deregulation a favore di tecniche che non hanno legami con il territorio arrivi proprio nel Paese che collega la sua immagine al messaggio del made in Italy. Proprio l’Italia, che ha da sempre vietato la coltivazione di cibi Ogm sul suo territorio, vuole davvero prendere questa scorciatoia prima di avere le conoscenze necessarie a decidere? Vietando ai consumatori, in assenza di informazioni sull’etichetta, la possibile di scegliere? Sarebbe una resa all’iperindustrializzazione del Nord Europa e degli Stati Uniti: un vero boomerang. Se il ministero delle Politiche Agricole vuole confermare il fatto che è anche il ministero del Made In Italy, deve agire di conseguenza”.

Perché il biologico è in prima linea in questa battaglia?

“Perché l’assenza di manipolazione genetica è uno dei punti identitari del prodotto bio. Con l’abolizione di ogni norma in materia, ai consumatori verrebbe a mancare la certezza che i prodotti biologici continuino a non contenere modificazioni genetiche. Come si fa da una parte a chiedere al bio di alzare le proprie ambizioni e di arrivare al 25% della superficie agricola totale, come prevedono le strategie europee, e dall’altra a far venire meno uno dei suoi punti di forza? Prima del via libera a un salto come quello che il governo vorrebbe far fare al settore alimentare sono necessari, come ricorda la Federazione internazionale dei movimenti per l'agricoltura biologica, un’attenta valutazione del rischio e metodi per identificare i prodotti derivanti dalle Ngt in modo da poter attivare i controlli e dare a tutti la possibilità di scelta”.

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