MOTOR VALLEY FEST, L’EMOTIONAL MOBILITY AL TEST DELLA SOSTENIBILITà

Uno studio di McKinsey la definisce “Emotional mobility”, per descrivere il mix straordinario di tecnologia, bellezza ed heritage che caratterizza la Motor Valley Emiliano-romagnola. Sedicimila imprese dell’indotto, sette produttori, 188 team sportivi, un distretto industriale unico che guarda ad un mercato del lusso che cresce, conterà 330mila super ricchi in più da qui al 2038 - con asset patrimoniali superiori a 30 milioni di dollari - per il 45% fuori dall’Europa, con una età media che si abbassa e a caccia di nuove esperienze.

La quattro giorni del Motor Valley Fest (fino al 5 maggio), arrivata alla sesta edizione, guarda al futuro di un distretto industriale importante, dove si concentra la produzione di campioni come Ferrari, Lamborghini, Maserati, Pagani e Dallara, alle prese con nuovi paradigmi della mobilità - elettrico e ibrido - e con la sfida di una trasformazione tecnologica che deve di accelerare, per tenere testa agli asiatici.

Nell’ultimo Salone di Pechino sono comparse super car come la Yangwang u9 di BYD, il SU7 di Xiaomi, la Super 9 di BYD e Fang Cheng Bao. E allora il punto è quanto la penetrazione dei brand cinesi, iniziato per il mass market dell’auto, possa rappresentare una minaccia anche per le super car made in Emilia.

La chiave resta l’innovazione, per spingere in avanti il processo di digitalizzazione a bordo, l’auto connessa e le applicazioni di intelligenza artificiale. Ed è qui che il report di McKinsey evidenzia il gap dell’Europa rispetto agli Usa, con percentuali di risorse spese in ricerca e sviluppo a quota 3,7% sui ricavi, pari a poco più della età rispetto alla quota registrata in USA. E investimenti, in valore assoluto, pari a 690 miliardo contro i 1.100 degli Usa.

Su questo fronte i player europei devono dunque devono giocare la partita della competitività nella transizione ecologica e tecnologica in corso. E in questo discorso rientra l’Emilia Romagna, chiamata a spingere sui filoni dell’investimento e della formazione per mantenere l’ “Emotional Mobility”. Focalizzandosi particolarmente nell’ampliare l’offerta formativa di educazione post-universitaria (ad esempio in ambiti come software & AI, ingegneria elettronica e chimica) e nell’accelerare il percorso di digitalizzazione di imprese e dell’intero comparto.

Il mondo dell’e-racing e della Formula-E ha profonde radici industriali nella Motor Valley, come ricordato ha Stefano Domenicali, ceo e presidente di Formula 1. Grazie allo sviluppo di motori ibridi con carburanti di nuova generazione e sistemi di mobilità elettrica, proprio il mondo delle corse si candida ad essere uno straordinario laboratorio per lo sviluppo e l’accelerazione di nuove tecnologie sostenibili.

Stesso discorso vale per i nuovi materiali compositi accanto al carbonio - ad esempio le sperimentazioni con fibre di lino e seta, come racconta Andrea Pontremoli, ceo di Dallara - e per i sistemi di sicurezza a bordo e di guida autonoma, al debutto in pista.

Al centro della strategia industriali dei grandi brand, dunque

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