OPZIONE DONNA, NUOVI REQUISITI E IMPORTI (POCO APPETIBILI): QUANTO SI PERDE? CROLLO DOMANDE NEL 2024

Poche, pochissime, sempre di meno. Le donne che, avendo i requisiti, decidono di andare in pensione anticipata utilizzando il canale di Opzione Donna sono diventate davvero un numero esiguo: solo 1.276 nei primi tre mesi di quest’anno, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio Inps. Un crollo vero e proprio di domande, in media appena 425 al mese. Se il trend resta lo stesso a fine anno le pensioni liquidate con Opzione Donna saranno quasi la metà dello scorso anno, che ha visto 11.514 donne andare in pensione anticipata con questo canale (una media mensile quindi di circa 959 pensionamenti).

 

IL RAPPORTO

Che cosa sta succedendo? È lo stesso rapporto Inps a dirlo: la causa principale sta nei requisiti molto più stringenti, rispetto alle versioni di qualche anno fa, introdotti prima con la legge di Bilancio 2023 e poi ancor di più con la Bilancio 2024. Requisiti che hanno ristretto la platea delle potenziali donne “opzioniste”, in aggiunta al fatto che, sin dalla sua introduzione, Opzione Donna resta una possibilità di pensionamento molto penalizzante economicamente, perché il calcolo dell’assegno viene fatto tutto con il sistema contributivo. Ovviamente dipende molto anche dal tipo di carriera, ma in genere con Opzione Donna l’assegno pensionistico viene tagliato anche del 25-30% rispetto a quanto si è maturato con il metodo di calcolo misto retributivo-contributivo. Nemmeno l’ipotesi di un’abolizione del canale a partire dal prossimo anno - ipotesi abbastanza probabile - ha fatto aumentare le richieste. Evidentemente lo strumento è considerato poco appetibile.

 

LA PLATEA

Anche nel 2024 vige la versione ristretta di Opzione donna introdotta lo scorso anno: quella che non consente l’accesso a tutte le lavoratrici (pur in presenza dei requisiti), ma solo ad alcune. In possesso dei requisiti anagrafici e contributivi (61 anni di età e 35 di contributi) possono accedere alla pensione anticipata con Opzione donna solo le donne che se si trovano in almeno una delle seguenti condizioni:

- assistono, alla data di presentazione della domanda di pensione e da almeno sei mesi, il coniuge, la parte dell’unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (ai sensi dell’articolo 3, comma 3, Legge 5 febbraio 1992 numero 104) ovvero un parente – affine di secondo grado convivente, qualora i genitori, il coniuge o la persona unita civilmente del soggetto con handicap abbiano compiuto i 70 anni di età ovvero siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o deceduti o mancanti;

- hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti Commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, pari o superiore al 74%;

- sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE) per la gestione della crisi aziendale.

 

I NUOVI REQUISITI

La legge di Bilancio 2024 ha innalzato il requisito anagrafico che adesso è di 61 anni per le donne senza figli; 60 anni di età per le donne con un figlio; 59 anni di età per donne con più figli. Fino al 2023, l’età richiesta era di norma 60 anni, ridotta a 59 anni per lavoratrici con un figlio e a 58 anni con due o più figli. Le versioni degli anni precedenti fissavano l’età minima a 58 anni indipendentemente dal fatto se erano presenti o meno figli.

Oltre al requisito anagrafico serve anche quello contributivo: le donne che vogliono accedere a Opzione Donna devono infatti avere versato anche 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023. Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo valgono tutti i contributi «a qualsiasi titolo versati o accreditati in favore dell’assicurata». Sono però esclusi i contributi figurativi versati per periodi di malattia e disoccupazione.

Ricapitolando, sono validi tutti i contributi obbligatori; i contributi da riscatto; i contributi da riscatto agevolato della laurea; i versamenti volontari; i contributi figurativi; i contributi ricongiunti; i contributi derivanti da ricostituzione della posizione assicurativa.

 

LICENZIATE

Per le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi, il requisito anagrafico è più basso: 59 anni indipendentemente dal numero dei figli. Restano indispensabili 35 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2023.

 

FINESTRA MOBILE

Invariate le regole sulla finestra mobile: 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti; 18 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici autonome.

 

L’ASSEGNO

Il calcolo dell’assegno sarà fatto tutto con il metodo contributivo. Il che, in alcuni casi, potrebbe significare un taglio a vita dell’assegno anche del 20/30% della cifra che invece spetterebbe se lo stesso calcolo venisse effettuato con il sistema misto (retributivo e contributivo).

 L’entità della penalizzazione varia a seconda del pro-rata retributivo a cui si rinuncia e della progressività della carriera. E’ bene che ognuna si faccia fare i calcoli precisi.

Sicuramente l’entità dell’assegno pensionistico spinge molte donne, anche in situazioni non semplici per motivi familiari o per insoddisfazione sul lavoro, a rinunciare a questo tipo di pensionamento. D’altronde basta guardare gli importi liquidati. Secondo quanto riporta l’Osservatorio Inps, alla quota maggiore di “opzioniste” del primo trimestre 2024 (518 su un totale di 1.276) spettano assegni inferiori ai mille euro; 505 donne hanno una pensione tra 1.000 e 1.500 euro; solo 152 ha un assegno compreso tra 1.500 e 2.000 euro e appena 101 pensionate con Opzione Donna tra quelle che hanno avuto accesso nel primo trimestre di quest’anno hanno un assegno di oltre 2.000 euro.

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