PERCHé LA BCE SBAGLIA AD ALZARE I TASSI DEI MUTUI: COSì MANTIENE RUOLO GUARDIANO DELL’INFLAZIONE

L’economia è un tema in cui l’incertezza regna sovrana: sovrana declassata al rango di monarca costituzionale nei periodi più calmi, e sparata in alto fino al rango di imperatrice dispotica in quelli più turbolenti, o per meglio dire volatili, usando la terminologia finanziaria appropriata. Ogni tanto invece capita che vi sia (quasi) certezza su quello che un operatore economico e finanziario fondamentale come la Banca Centrale Europea farà nel prossimo futuro, nella fattispecie nella sua mensile decisione sui tassi di interesse da essa manovrati, che verrà presa il 15 giugno prossimo, cioè la prossima settimana.

La BCE aumenterà ancora i tassi di interesse, con ogni probabilità dello 0,25%, in quanto l’inflazione attuale nell’eurozona –pur scesa al 6,1% a maggio- resta ben lontana dall’obiettivo a cui la BCE stessa si è ancorata, cioè il 2%. Detto in soldoni: la BCE intende mantenere la sua credibilità di “guardiano” sull’andamento dell’inflazione, in modo tale che tutti gli operatori economici che hanno influenza sui prezzi (imprenditori, sindacati e governi in primis) tengano conto di queste scelti presenti e future –almeno nel medio termine- quando dovranno appunto contrattare e decidere prezzi e salari. Il fatto che questa scelta della BCE sia praticamente scontata non implica che sia buona cosa astenersi dal commentarla ed eventualmente criticarla.

Che dire? Nel mio piccolo mi sento di appartenere a quel gruppo di economisti e commentatori che Erik Nielsen, capo economista di Unicredit, definisce “Team transitorio” (Team Transitory), cioè il gruppo di coloro i quali pensano che le principali spinte al rialzo dell’inflazione dipendano da fenomeni del breve termine, a partire dagli shock geopolitici al prezzo dell’energia. Se ciò è vero (al contrario di ciò che pensa il Team Permanente –sempre per usare la terminologia di Nielsen), allora il rischio è che la BCE inerzialmente continui ad alzare il costo del denaro anche quando dovrebbe cominciare a spingersi nella direzione opposta, per evitare rischi eccessivi di recessione per l’economia e costi eccessivi per i bilanci dei grandi debitori dell’eurozona, cioè gli stati sovrani con i loro ingenti debiti pubblici.

Attenzione: BCE e FED hanno probabilmente agito in ritardo nel non alzare i tassi alla fine del 2021, quando hanno creato un mini-club vagamente propagandistico che potremmo chiamare Team Ultra Transitory, spingendo l’interpretazione –poi rivelatasi molto sbagliata- secondo cui l’inflazione sarebbe stata una fiammata brevissima. Spesso la verità sta nel mezzo: l’inflazione ovviamente non è stata una fiammata brevissima (altrimenti non saremmo qui a parlarne) ma non sarà neanche un incendio eterno di bibliche proporzioni.

2023-06-09T10:44:29Z dg43tfdfdgfd