RAI, MELONI E I MOSCHETTIERI DI MATTARELLA: IL TUTTO PER TUTTO PER LA FINE DELL’ERA GIORGIA

Sapremo oggi, dalla conferenza dei capigruppo della Camera, se la maggioranza è pronta a una corsa contro il tempo per riuscire a nominare il nuovo Cda della Rai: sullo sfondo aleggia il rischio di una richiesta di sospensiva, riferita al Media Freedom Act europeo che, se accolta, farebbe finire incompiuta e in congelatore la Rai dell’“Era Meloni”.

Tra i ricorrenti spiccano due nomi: Roberto Zaccaria, costituzionalista per anni consigliere di amministrazione Rai (in quota Dc) e poi Presidente (quota Governo Prodi) e Nino Rizzo Nervo, giornalista, direttore della Tgr e del Tg3 ma anche della Segreteria del Cda Rai; e poi consigliere Rai (quota Dc). Professionisti di valore, noti un tempo ai soliti corridoi parlanti Rai innanzitutto come due dei quattro “moschettieri di Mattarella”, quando l’attuale Presidente spiccava nella sinistra Dc; lo stesso che, assieme ad altri 4 ministri, nel 1999 si dimise da quel Governo Andreotti che, con l’approvazione della Legge Mammì, aveva letteralmente – come si disse allora – “spaccato in due l’etere”.

La guerra in Rai

La richiesta “ha il sapore di una mossa da tutto per tutto”, ha scritto con tono tranchant Il Sole 24Ore. Certamente, una mossa che sembra puntare a riguadagnare margini di manovra mentre dentro e attorno alla Rai si sta consumando una guerra talmente feroce da spingere la Repubblica di ieri addirittura a mettere in secondo piano Ucraina e Gaza per puntare sulle ridotte di Viale Mazzini e Saxa Rubra, titolando in apertura: “Rai, guerra al sindacato”.

Tutto questo nello stesso giorno in cui l’UsigRai l’Unione sindacale dei giornalisti Rai, dichiara uno sciopero generale e una neonata costola di centrodestra, UniRai, si muove per la prima volta a falange: ispirata dal settimo piano di Viale Mazzini, ove risiede l’ideologo meloniano Gianpaolo Rossi (Ad in pectore), lavora per farlo fallire, tanto che Tg1 e Tg2 vanno in onda senza apparenti menomazioni.

Il peso di Usigrai

Il sindacato che preme a Repubblica è ovviamente l’Usigrai, unico e incontrastato contropotere interno, ben oltre la logica sindacale. Dominus di carriere, precariato, assunzioni e capace di arrivare a flettere persino i più agguerriti piani industriali, rimanendo a lungo unico vero tutore di oltre duemila giornalisti Rai, quasi tutti graduati e tutti ben pagati a norma di contratto. Un Moloch finora imbattuto che, dentro l’azienda, è arrivato persino a condizionarne le minime logiche d’impresa. Come quando, ad esempio, il Comitato di Redazione del Tg1 (ben ispirato) ha ricacciato indietro Fiorello, esiliandolo su RaiDue e impedendogli di occupare uno spazio mattutino su Rai1, peraltro in sofferenza di ascolti, con i risultati noti: UnoMattina più volte superata da Mattino5, perdita rilevante di raccolta pubblicitaria, mancato rilancio della rete ammiraglia.

Intanto, Rai annaspa mentre diminuisce la raccolta pubblicitaria e l’esiguo canone rischia di tornare ad alti livelli di evasione, appena fuori dalla bolletta della luce; né decolla lo sviluppo dell’innovazione e del digitale, con un pubblico che ha in media 65 anni e con ascolti che ormai tracollano nel daytime (sotto la guida di Angelo Mellone, uomo chiave di Gianpaolo Rossi) e nel prime time hanno tenuto le medie annuali, in questi ultimi cinque anni solo grazie ai record formidabili dei Sanremo firmati da Amadeus, che ha fatto da corroborante di tutto il sistema Rai. A riprova del fatto che sarà un letto di chiodi anche per l’agguerrita e avanzante truppa meloniana.

Ieri, al comunicato sindacale dell’Usigrai, che denunciava un “controllo asfissiante” del governo sull’informazione Rai, ha risposto una fluviale nota dell’azienda che ha apertamente accusato l’UsigRai di diffondere fake news: all’accusa di non procedere ad assunzioni trasparenti – per esempio – Rai ha ribattuto con la necessità valorizzare innanzitutto le duemila risorse interne. Tutto questo mentre una compagine di circa trecento iscritti UniRai lavorava ventre a terra per andare in onda regolarmente. Difficile credere che prima o poi a qualcuno non verrà in mente di definire “esuberi” i restanti 1700.

2024-05-07T13:14:55Z dg43tfdfdgfd