INCHIESTA VENDITA MILAN, UNA TALPA IN PROCURA: CHI è

Viene a sorpresa proprio dall’uomo dei conti dentro il Milan — il direttore amministrativo Aldo Savi uno dei principali indizi sulla cui base la da settimane ipotizza che il Milan non sia davvero del fondo RedBird di Gerry Cardinale (acquirente il 31 agosto 2022 per 1,2 miliardi, metà dei quali prestatigli dal venditore Elliott tramite emissione di prodotti finanziari, il «vendor loan»), ma sia ancora sotto l’influenza appunto del fondo Elliott di Gordon e Paul Singer, non dichiarata all’autorità di vigilanza Federcalcio.

La non indagata società rossonera, dove invece sono indagati per l’ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza l’amministratore delegato dal 2022 Giorgio Furlani e il predecessore 2018-2022 Ivan Gazidis, dal decreto di perquisizione del 12 marzo aveva già appreso che i pm Polizzi e Cavalleri valorizzassero sia la difformità di comunicazioni rese dal fondo RedBird all’autorità di Borsa americana Sec sulla propria catena societaria, tale da sembrare fare «emergere che la maggior parte del capitale usato per la compravendita del Milan» (circa 400 milioni sui 600 versati cash) «venga da un veicolo societario non riferibile» a RedBird, un fondo collocato in Olanda; sia un documento interno al Milan che non si capiva come fosse finito in mano alla Guardia di Finanza, una «presentazione» dell’attuale assetto preparata dalla dirigenza del Milan per i colloqui a fine 2023 con «investitori del mondo arabo», il cui schema faceva pensare agli inquirenti «che il vendor loan», cioè il controverso prestito fatto nel 2022 dal venditore Elliott al compratore RedBird, tutt’oggi «garantisca a Elliott la proprietà di parte del Milan».

Cosa rischia il Milan sul piano sportivo per l’inchiesta

Adesso si scopre che questo documento era una bozza inviata da una manager del fondo RedBird, Elizabeth Owen, al direttore amministrativo del Milan, Aldo Savi: e che è stato appunto Savi, convocato come teste dagli inquirenti, a darne una interpretazione problematica sulla reale proprietà dei rossoneri.

È una circostanza destinata a imbarazzare sia il Milan e RedBird e Elliott (direttamente per ovvie ragioni), sia però indirettamente anche i loro acerrimi avversari del fondo Blue Skye dei raider (e già nel cda del Milan) Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, prima soci di minoranza con Elliott nell’acquisto del Milan dal cinese Yonghong Li, e poi (dopo la vendita del club da Elliott a RedBird) protagonisti contro Elliott di un contenzioso civile e penale senza esclusione di colpi.

Se infatti nel Milan ci sono tuttora dirigenti vicini a Elliott (a cominciare da Furlani e dal presidente Paolo Scaroni), Savi era invece entrato nel Milan nel 2018 come consulente del fondo Blue Skye, e, assunto nel Milan nel 2019, vi è rimasto anche dopo la frattura tra Blue Skye e il resto del mondo Milan.

Ed è come odierno direttore amministrativo dei rossoneri, uomo dei conti del club e braccio destro del direttore finanziario Stefano Cocirio e del direttore commerciale Roberto Masi, che Savi, una volta interpellato dalla GdF sulla bozza per il tour arabo dei dirigenti rossoneri, l’ha definita «strana» perché a suo avviso prospettava ai potenziali acquirenti non l’eventuale cessione di azioni del Milan detenute da RedBird, ma la cessione di un pezzo del debito di RedBird verso Elliott, senza che in apparenza Elliott fosse interpellato.

In più Savi ha riportato agli inquirenti la propria impressione che sulla gestione quotidiana del Milan pesi ancora la «forte influenza» di Elliott attraverso non solo ex uomini Elliott come Scaroni, Furlani e Cocirio, ma anche come il capo dell’area sport Hendrik Almstadt, per Savi «strettissimo collaboratore di Gordon Singer», e la portavoce di Elliott in Italia, Marcella Verini, oggi anche di RedBird.

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