SI ESPANDE IL LITIGATION FUNDING: SELETTIVA LA SCELTA DELLE CAUSE

Cresce il finanziamento delle spese di lite da parte di fondi (litigation funding) in Italia, sull’onda di importanti sentenze dell’Antitrust ma anche della presenza, a Milano, del Tribunale unico dei Brevetti. Si assiste così all’ingresso nel nostro Paese di fondi internazionali e allo sviluppo di realtà italiane, operativi in questo settore, ma anche a collaborazioni con gli studi legali: anche se il numero dei soggetti che passano la selezione degli investitori e ottengono il finanziamento è davvero ristretto.

Che il mercato del litigation funding avesse delle potenzialità l’aveva già intuito Grimaldi Alliance che nel 2023 ha siglato una partnership strategica con Deminor, storico litigation funder internazionale, non solo sul fronte italiano ma anche nelle giurisdizioni in cui lo studio è presente. «La nostra esperienza – afferma il managing partner Francesco Sciaudone – è che sia un settore in crescita con delle particolarità perché può riguardare tante controparti o una sola. Ci possono essere arbitrati complessi e con giurisdizioni diverse dove può aiutare la presenza di un operatore internazionale». Si prevede una continua evoluzione del litigation con opportunità sempre maggiori per gli studi legali visto che i fondi anche nel caso di partnership lavorano con più law firm: in tutti i casi l’impegno economico delle spese di lite è sempre sostenuto dal fondo, anche in caso di soccombenza, che anche per questo punta su controversie dall’esito prevedibilmente vittorioso. «Grazie ai nostri servizi – commenta Giacomo Lorenzo, senior legal counsel di Deminor, che ha aperto una sua sede anche in Italia – le aziende possono affidare queste attività a professionisti specializzati, esternalizzando non solo la gestione ma anche i costi legati al contenzioso. Ad oggi, abbiamo avuto modo di lavorare con piccole-medie imprese italiane ma stiamo avendo più successo con le grandi aziende, che vedono un’opportunità nell’esternalizzare la gestione dei contenziosi con l’aggiunta della copertura dei costi che evita di bloccare la liquidità». Nel 2023 Deminor ha esaminato circa 600 controversie, ma solo il 4-5% dei casi viene seguito e finanziato dopo aver superato un’analisi molto stringente.

Questo sviluppo del litigation funding sembra superare la scarsa attrattività del sistema giudiziario italiano a causa dei tempi. Soprattutto ci sono settori che risultano interessanti e più adatti all’attività dei fondi: «Il primo - spiega l’avvocato Vittorio Cerulli Irelli partner di Trevisan & Cuonzo – è il contenzioso brevettuale che può contare sulla nascita del Tribunale unico super specializzato, iper efficiente e dai tempi contingentati. Ma su questo fronte servono risorse importanti. L’altra area è il contezioso che segue l’accertamento di un illecito da parte dell’Antitrust. Qui il perimetro della causa è semplificato perché l’illecito è già accertato in modo vincolante. A quel punto sono necessari avvocati e consulenti economici esperti con il litigation funder che entra in gioco assumendosi il rischio e le spese». Quest’ultimo ambito è forse quello che in questo momento è il più rilevante a partire dalla sentenza dell’Antitrust che nel 2019 ha sanzionato 34 aziende individuando un cartello tra i produttori di fogli e di cartone ondulato nel periodo tra il 2004 e il 2017. Le decisioni dell’Antitrust sono state impugnate ma senza successo e ora sono centinaia le aziende che stanno facendo ricorso al litigation funding. «Gli avvocati per un fondo sono una primaria fonte di opportunità – commenta Paolo Grandi partner di RPLT - RP Legalitax – Una causa anche se ha una buona probabilità di successo è comunque costosa. Ma per continuare a crescere è necessaria più cultura in questo ambito. Senza contare che resta un po’ di diffidenza nel sistema giudiziario italiano sia da parte delle imprese sia da parte di questi operatori». Rimane aperto il nodo dell’inquadramento dei litigation funder: occorre capire se debbano essere inquadrati come società finanziarie anche se a febbraio è intervenuta un’ordinanza della Cassazione che non lo ritiene necessario. Per Emilio De Giorgi partner di Allen & Overy «è una delle cose che ci si sta chiedendo visto che questi soggetti comprano crediti risarcitori in forma professionale. Comunque – commenta – ci vorrebbe una regolamentazione europea per garantire uniformità di approccio».

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